Di nuovo si torna a discutere dell’emigrazione, ma nel peggiore dei modi, rinnovando la funesta stagione della chiusura dei porti e delle invettive cariche di pregiudizi su un dramma umano di enormi proporzioni. Eppure, la generosa accoglienza riservata giustamente a donne e bambini in fuga dalla guerra in Ucraina, avrebbe avuto molto da insegnarci, perché indicava strade percorribili a livello decentrato, fondate su disponibilità individuali e di gruppo, volontarie e istituzionali, da sostenere e sperimentare anche per chi arriva da altri continenti con un’apertura mentale, che ha bisogno di essere sostenuta, nutrita e accompagnata.
Dice Fernando Aramburu in una recente intervista: “Non accetto il concetto di straniero. Ogni volta che mi trovo davanti a un altro essere umano, chiunque esso sia, subisco una fascinazione. Inizio a domandarmi chissà cosa starà pensando, che cosa sente, che cosa sogna. Quasi mai ottengo la risposta, ma questa contemplazione della sensibilità altrui è la sostanza primaria della letteratura, che è sempre un’amplificazione dell’esperienza umana…”.
Quanto sarebbe importante riuscire a creare contesti in cui non solo bambine e bambini, ma anche i loro genitori, trovassero occasioni per “contemplare la sensibilità altrui”. Non si tratta, infatti, solo della “sostanza della letteratura”, ma di una modalità di relazionarci reciprocamente, capace di dare respiro a “un’amplificazione dell’esperienza umana”, di abbiamo straordinario bisogno, oggi più che mai.
fonte: Amplificare l’esperienza umana di Franco Lorenzoni - territorieducativi.it