L’Italia è quarta in Ue per quota di giovani che lasciano prematuramente gli studi. L’abbandono scolastico colpisce soprattutto nel mezzogiorno, ma anche alcune province del centro-nord non ne sono immuni.
L'abbandono scolastico precoce riguarda i giovani che lasciano gli studi con la sola licenza media. Un fenomeno grave, sia per le sue cause più frequenti (disagio economico e sociale) sia per gli effetti a breve e lungo termine (difficoltà di trovare lavoro e aggravamento delle disuguaglianze).
Un ragazzo che abbandona la scuola è un fallimento educativo, e segnala che qualcosa non ha funzionato. Le ricerche indicano che a lasciare gli studi prima del tempo sono spesso i giovani più svantaggiati, sia dal punto di vista economico che da quello sociale. Un meccanismo molto pericoloso perché aggrava le disuguaglianze già esistenti.
Ciò produce una serie di conseguenze negative che non colpiscono solo il singolo ragazzo o la ragazza. Quando il fenomeno colpisce ampi strati della popolazione, è l'intera società che diventa complessivamente più debole, povera e insicura.
Per queste ragioni, uno degli obiettivi stabiliti dall'Ue è che la quota di giovani che abbandonano prematuramente gli studi scenda sotto il 10% entro il 2020. Questo target rappresenta una media europea, ed è stato successivamente parametrato per le diverse situazioni nazionali. Ad esempio per la Francia l'obiettivo da raggiungere è il 9,5%, per la Spagna è il 15%, mentre per l'Italia è il 16%.
Dal 2008 ad oggi, il dato italiano (come quello dei maggiori partner europei) è migliorato. In quell'anno i giovani tra 18 e 24 anni che avevano al massimo la licenza media e non erano inseriti in nessun percorso di formazione erano quasi il 20% del totale. Da allora questo valore è migliorato costantemente, per poi assestarsi attorno al 14% negli ultimi due anni.
Da un lato quindi l'Italia ha superato il target nazionale, dall'altro, resta ancora abbastanza lontana la soglia del 10%. È stata invece superata dalla Francia (8,9%), e pressoché raggiunta da Germania (10,1%), Regno Unito (10,6%) e Unione europea nel suo complesso.
Ma sul risultato nazionale pesano delle profonde differenze territoriali. Alcune aree del paese hanno raggiunto (o quasi) l'obiettivo europeo: nord-est (10,3% nel 2017), nord-ovest (11,9%), centro (10,7%). Nell'Italia meridionale invece gli abbandoni sono ancora al 18,5%.
Il dato regione per regione mostra che nelle due isole, Sardegna e Sicilia, la quota di giovani che abbandonano prematuramente gli studi supera il 20%. Poco sotto il 20% anche Campania (19,1%) e Puglia (18,6%).
Esclusa la Calabria (16%), tutte le altre regioni si trovano sotto la media italiana del 14%. Le regioni con meno abbandoni sono Abruzzo (7,4%), Umbria (9,3%) ed Emilia Romagna (9,9%). Poco sopra l'obiettivo europeo anche Marche (10,1%) e Friuli Venezia Giulia (10,3%).
Dal 2013, anno in cui il governo emanò il decreto contro la dispersione, i miglioramenti maggiori si sono registrati in Valle d'Aosta (-5,7 punti percentuali), Toscana (-5,3), Emilia Romagna (-5,2), Sicilia (-4,5) e Piemonte (-4,4).
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